A cura del Dott. Morelli, Medico Chirurgo Specializzato in Ostetricia Ginecologia e Procreazione Medico Assistita.
La ricerca di una gravidanza: un percorso consapevole
Suggellare l’amore di coppia, il prendersi cura di un altro essere umano, crescerlo e assumersene la responsabilità, trasmettere i propri valori, realizzare la propria identità: il desiderio di avere un figlio è un sentimento forte, e oggi, molto più che in passato, scaturisce da una decisione personale e consapevole. Oggi l’età della progettualità procreativa si è spostata in avanti nel tempo, nella maggioranza dei casi un figlio viene cercato e voluto in un determinato tempo, e quando arriva il momento ‘’giusto’’ a volte, purtroppo, questo desiderio non si realizza, e la ricerca di una gravidanza può diventare un percorso lungo e faticoso.
Sono molteplici le cause ma anche le terapie a disposizione, ne parliamo con il Dottor Alessandro Morelli, Medico Chirurgo Specializzato in Ostetricia Ginecologia e Procreazione Medico Assistita.
Quanto tempo si deve aspettare prima di chiedere aiuto se la gravidanza non arriva?
Si dice che dopo un anno di rapporti liberi senza successo è corretto rivolgersi allo specialista, ma è una tempistica che varia anche in base all’età della coppia: per una coppia giovane al di sotto dei 30 anni che in un anno ha avuto rapporti liberi ma non così frequenti, irregolari senza controllo del periodo ovulatorio, è possibile aspettare anche qualche mese di più; se invece siamo di fronte ad una coppia oltre i 40 anni, un anno è forse anche troppo ed iniziare a fare qualche accertamento già dopo 6 mesi potrebbe essere utile.
Quali possono essere le cause dell’infertilità?
Sono numerose, legate a patologie, età, conformazione anatomica. Uno stile di vita sregolato, lo stress, i disturbi alimentari o una dieta non adeguata sono potenziali concause dell’infertilità. Dobbiamo avere cura del nostro corpo con una attività fisica regolare, il giusto rapporto veglia sonno, la riduzione dell’assunzione di bevande alcoliche, ed evitare il fumo. Amare se stessi per amare il prossimo.
Quali sono i test da fare per valutare la fertilità di una donna? E di un uomo?
Quando una coppia decide di indagare il proprio grado di fertilità, deve rivolgersi ad uno specialista del settore: questo permetterà loro di perdere meno tempo e fare subito uno screening di base, per avere un quadro esaustivo della situazione. Per la donna gli esami di base comportano tre momenti fondamentali: una visita ginecologica con ecografia transvaginale, per indagare la situazione anatomica dell’apparato genitale ed escludere patologie a carico delle ovaie e del corpo uterino; un dosaggio ormonale per valutare la riserva ovarica residua; una valutazione della pervietà delle tube attraverso l’isterosalpingografia o sonosalpingografia. Esiste una patologia importante, l’endometriosi, che coinvolge molte donne, è subdola ma può creare gravi danni all’apparato genitale, ed uno dei primi sintomi con cui si manifesta è il dolore mestruale e non: tutte le donne che vivono esperienze di dolore pelvico devono rivolgersi allo specialista per indagare questo dolore. Il 50% di tutte le infertilità sono da fattore maschile: alterazioni del liquido seminale, che vanno da uno scarso numero di nemaspermi ad una alterata motilità, ad un eccesso di forme morfologicamente alterate, rendono la possibilità di concepimento molto ridotte e a volte impossibili. Per avere subito consapevolezza della potenzialità riproduttiva è sufficiente effettuare un esame del liquido seminale.
Esiste una cura per aumentare la fertilità?
La risposta semplice è che la fertilità può aumentare adottando le tecniche di Riproduzione medica assistita, cioè la inseminazione intrauterina o la fecondazione artificiale. Ma credo che questa risposta banalizzi il problema. Attraverso gli esami ormonali e non, possono emergere delle problematiche che se corrette possono portare ad una gravidanza: la correzione di una condizione di alterata funzione della tiroide, il trattamento di una micropolicistosi, la rimozione di nodo di fibroma e molte altre situazioni che devono essere valutate in collaborazione con altri specialisti. L’utilizzo di integratori a vario livello certamente può avere un ruolo ma raramente lo trovo determinante al fine di un risultato significativo.
È vero che i cicli ravvicinati possono essere causa di una minore fertilità di una donna? Esiste una terapia?
Cicli ravvicinati possono rappresentare un problema importante: bisogna valutare quanto sono ravvicinati e le caratteristiche del ciclo. Si deve valutare se si tratta di cicli anovulatori o semplicemente di una fase luteale breve, ossia un ciclo in cui vi è ovulazione ma il periodo post ovulatorio è troppo breve da permettere all’eventuale uovo fecondato di impiantarsi: l’utilizzo di progestinici permette di riportare il ciclo alla sua normalità.
Anche i cicli troppo lunghi possono essere patologici, possono essere anovulatori od oligo ovulatori: l’uso di induttori dell’ovulazione può risolvere o migliorare decisamente il problema.
Fino a quale età una donna può considerarsi fertile? Esiste un limite di età oltre il quale è sconsigliata la ricerca di una gravidanza?
In teoria una donna è fertile fino a quando non va in menopausa. In realtà dopo i 40 anni la percentuale di gravidanza si riduce fortemente e dopo i 43 anni la percentuale di ottenere una gravidanza anche con le tecniche più sofisticate non supera il 5%. La legge permette di trattare donne fino alla età massima di 50 anni, ma va sottolineato che il 99% delle gravidanze dopo i 45 anni di età sono ottenute attraverso la pratica della ovodonazione, con l’utilizzo di gameti di una donatrice esterna alla coppia. Cercare una gravidanza in tarda età anche se realizzabile espone comunque la donna ad una gravidanza ad alto rischio.
Mentre sempre più donne ritardano la maternità, il congelamento degli ovuli sta diventando una pratica diffusa. Ma qual è l’età migliore per sottoporsi a questo trattamento e cosa comporta? Qual è l’iter da seguire? Qual è il tasso di sopravvivenza degli ovuli congelati?
Il “social freezing” è il congelamento preventivo degli ovociti, da poter utilizzare in un secondo tempo qualora la riserva ovarica della donna divenisse deficitaria a causa dell’età o per altri motivi. L’età ideale per sottoporsi a questo trattamento sarebbe al disotto dei 37 anni, ma la legge lo permette ovviamente anche oltre, anche se dopo i 40 c’è il rischio concreto di crioconservare ovociti meno competenti per l’utilizzo da noi sperato. E’ necessario rivolgersi ad un Centro di Riproduzione Medica Assistita: dopo esami preliminari, si procede, con farmaci appositi, ad una stimolazione ovarica che vien monitorata con esami ecografici seriati, allo scopo di seguire lo sviluppo dei follicoli all’interno dell’ovaio. Quando i follicoli sono delle dimensioni opportune se ne esegue l’aspirazione e si ricercano le cellule uovo nel liquido follicolare aspirato. Una volta isolati gli ovociti si esegue la crioconservazione attraverso un procedimento chiamato “vitrificazione”: una tecnica di congelamento rapido che permette un recupero al momento dello scongelamento del 90% degli ovociti stessi. Prima si effettua il social freezing più alte sono le probabilità di avere un successo quando andremo ad utilizzarli. Mi preme sottolineare che la gravidanza non coinvolge solo aspetti anatomici e fisici: il compito dello specialista è informare ed educare la popolazione verso una maternità consapevole, che, indipendentemente dalla questione fertilità, deve o dovrebbe essere ricercata in una fase della vita in cui sia ancora possibile esercitare il ruolo di genitore con l’energia e la forza necessaria e con un approccio psicologico della coppia idoneo a prendersi cura di sé e del bambino.