A cura del team Lilium Spazio Medico, via Roma 62 Cuneo
“Quando la virtù ha dormito si alza più fresca”: il sonno come priorità nella nostra vita
Dormire bene si traduce in salute. Ma sono tanti i fattori che concorrono a minare la nostra salute spingendoci a dormire meno. Prima di tutto, abbiamo elettrificato la notte: un’esplosione di dispositivi elettronici hanno invaso le nostre camere da letto. La luce blu emessa dagli schermi, simile a quella del sole, interrompe il nostro ritmo circadiano, convincendo il cervello che è ancora giorno, con il risultato che si ha una ridotta produzione di melatonina, l’ormone che regola il sonno, e un ritmo circadiano sconvolto, oltre al fatto che la consultazione compulsiva di e-mail, social media e app di intrattenimento ci tiene svegli più a lungo del necessario, compromettendo la qualità del nostro riposo.
La tecnologia, sebbene portatrice di progresso, ha anche alimentato il mito della produttività notturna: molti di noi lavorano o svolgono attività online fino a tarda notte, ignorando il fatto che il nostro corpo ha bisogno di un adeguato periodo di oscurità per recuperare e rigenerarsi. E qui si aggancia un altro fattore che compromette la nostra tendenza a dormire di meno: abbiamo stigmatizzato il sonno etichettandolo come una forma di pigrizia, e vogliamo mostrarci sempre impegnati, performanti, invincibili e inarrestabili, e un modo per farlo è quello di vantarci di dormire poco!
E anche l’ansia e lo stress svolgono un ruolo importante. La nostra è poi una società di persone più sole e più depresse: si fa abuso di alcol e caffeina, ci si muove di meno, si mangia in maniera sregolata a discapito del nostro equilibrio intestinale. Tutte queste cattive abitudini sono nemiche del sonno, oltre che fattori che possono scatenare numerose patologie.
Il sonno è il più importante sincronizzatore dei ritmi biologici del nostro organismo: il nostro ritmo sonno-veglia è garantito dal cosiddetto ritmo circadiano, che non è altro che il nostro orologio biologico interno di una durata di 24 ore, ovvero il ciclo di variazioni ormonali quotidiane che ogni giorno coinvolgono il nostro funzionamento biologico. Il ciclo sonno-veglia è regolato dall’alternanza di luce e buio che stimolano il rilascio di due ormoni: la melatonina, che viene rilasciata nelle ore serali e induce la sensazione di sonnolenza, e che ha un picco tra le 24 e le 2, e il cortisolo, ormone dello stress, che è rilasciato con la luce del mattino e stimola la vigilanza. Questi due ormoni sono in una relazione opposta poiché quando la melatonina è prodotta il rilascio di cortisolo è inibito, e viceversa; il loro equilibrio garantisce la regolarità del sonno e della veglia.
La riduzione del sonno causa un’alterazione del ritmo: il cortisolo aumenta quando non dovrebbe, mentre la leptina e la melatonina diminuiscono; aumenta la grelina, che è il principale segnalatore di fame, motivo per cui, quando si dorme di meno, è più facile che si prenda peso. Sembra che la mancanza di sonno riduca anche la capacità del corpo di controllare la glicemia: da alcuni esperimenti è emerso che nei casi di privazione del sonno le cellule rispondono di meno all’insulina, e quindi provocano uno stato prediabetico di iperglicemia. Tutto ciò ci predispone a obesità, diabete e in generale a un incremento dell’infiammazione.
Il sonno influisce sul sistema immunitario, ed è per questo che, quando abbiamo l’influenza, il nostro primo istinto è quello di andare a letto: il corpo vuole dormire per guarire. Se dormiamo meno anche per una sola notte, la nostra resistenza cala notevolmente. Ecco perché, se siamo stanchi, è più facile che prendiamo il raffreddore!
Dormire aiuta a formare nuovi ricordi e restituisce la capacità di imparare. È vero che dormiamo per formare nuovi ricordi, ma dormiamo anche per dimenticare: il sonno profondo è un vero e proprio stato terapeutico durante il quale ci liberiamo della carica emotiva delle nostre esperienze, rendendole più facili da sopportare. Il sonno, o la sua mancanza, influiscono anche sul nostro umore più in generale. Nelle persone private del sonno la reattività dell’amigdala, la regione in cui nasce la rabbia, aumenta del 60 per cento. Nei bambini, per esempio, l’insonnia è stata collegata all’aggressività e al bullismo. Esiste una relazione molto stretta tra disturbi del sonno, patologie psichiatriche, disturbi della memoria e iperattività emozionale.
La società contemporanea ha drasticamente ridotto il tempo medio di sonno della popolazione che, nel giro di pochi decenni, è passato da oltre 8 ore a circa 6,30 ore, con una quota rilevante della popolazione che dorme meno di 6 ore per notte.
Di fronte a una complessità di questo tipo, appare pertanto evidente che è importante innanzitutto comprendere bene le cause dell’insonnia e che, sul fronte delle cure, per l’insonnia cronica non si dovrebbe puntare solo sul farmaco: per il trattamento dell’insonnia cronica nell’adulto la terapia cognitivo-comportamentale risulta spesso infatti la più efficace. É fondamentale rivolgersi agli specialisti della Medicina del Sonno, che, dopo aver effettuato un’anamnesi adeguata e un percorso di diagnosi idoneo, possono indicare il percorso più adatto, come la terapia cognitivo-comportamentale, spesso da combinarsi con i farmaci, che vanno scelti sulla base di precisi fattori, come la tipologia di insonnia, l’età, le eventuali comorbilità e tenendo conto anche di tutti i possibili effetti collaterali.
“Quando la virtù ha dormito, si alza più fresca’’: Niezsche ci ricorda di non trascurare i segnali del nostro corpo e della nostra mente e, anzichè considerare il sonno come una debolezza, di abbracciarne la forza e renderlo una priorità nella nostra vita quotidiana.