Bimbi con disturbi dell’apprendimento (DSA) e altre difficoltà scolastiche: come capirlo e cosa fare per aiutarli?
Ne parliamo con la Presidente di Rete Genitori DSA, Nadia Tassone, che ha raccolto alcune tra le domande più comuni dei genitori che si rivolgono all’associazione. Rispondono due specialiste del Team Pediatrico Lilium Spazio Medico: Silvia Re, Psicologa Psicoterapeuta dell’età evolutiva e coordinatrice del percorso diagnosi DSA, e Tatiana Abello, Psicologa Infantile specializzata in apprendimento metodi di studio.
Un momento importante nella vita di un bambino, e della sua famiglia, è l’ingresso nel mondo scolastico, su cui genitori e bambini nutrono aspettative e progetti. È un’esperienza di crescita nel senso più ampio del termine, socializzante, di apprendimento cognitivo ma anche di life skills, di confronto con adulti significativi e gruppo dei pari, tanto importante quanto totalizzante: basti pensare che un bambino passa più di un terzo del suo tempo a scuola e parte del tempo “libero” è occupato da attività scolastiche (compiti e studio).
Può accadere, talvolta, che alcuni bambini, in tale percorso, incontrino importanti difficoltà nell’area degli apprendimenti. Esistono molte ipotesi, spiegazioni e punti di vista sulle ragioni per cui l’esperienza scolastica possa essere faticosa e difficoltosa a livello personale, familiare e causa di non pochi disagi anche a livello emotivo. Ma, al di là di difficoltà temporanee, transitorie, molti bambini manifestano quelli che vengono propriamente definiti Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). In altri termini bambini che nonostante la loro intelligenza ed impegno, nonostante l’esercizio a scuola e a casa, sembra che proprio non riescano ad imparare a leggere, fanno molti errori nella scrittura e l’esperienza scolastica si trasforma in una vera e propria sfida tutta in salita!
È estremamente importante individuare i bambini con DSA per permetter loro di affrontare con maggiore serenità il percorso scolastico fornendo loro aiuti e strumenti specifici, sostenendo e rinforzando le risorse e potenzialità individuali e, soprattutto, “promuovendo le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno” (DM 5669 12 luglio 2011).
Quando i genitori si accorgono che il figlio fa molta fatica a scuola, e l’ora dei compiti diventa un momento “ad alta tensione”, cosa possono fare per aiutare il loro bambino?
Dott.ssa Silvia Re: “La prima cosa da fare è mantenere la calma. Come genitori, di fronte alle difficoltà incontrate dal nostro bambino, oscilliamo fra due estremi: il sentirci in colpa -non facciamo abbastanza, non siamo genitori adeguati, lavoriamo troppo, siamo troppo severi o troppo poco…- e il pensare che sia nostro figlio a non volersi impegnare. Ma non esiste una “colpa” se un bambino ha difficoltà scolastiche: dobbiamo allora, con calma, cercare di osservare perché un bambino fa fatica, quali sono i compiti per lui più ostici, perché il tempo dei compiti si trasforma in una battaglia, perché “non vuole mai leggere”. Non è facile perché parliamo di bambini intelligenti e brillanti e sembra davvero che le difficoltà siano il frutto di cattiva volontà.
Poi è importante parlare con le persone che conoscono il bambino, il pediatra, le insegnanti e provare, insieme, a confrontarsi, capire cosa stia succedendo, quali le difficoltà e quali i punti di forza di quel bambino, non dimenticando mai che, a fronte di difficoltà esiste sempre un enorme potenziale di capacità e risorse che andranno riconosciute, sostenute e rinforzate.
Tuttavia, se nonostante l’esercizio e il potenziamento effettuati, osserviamo che al termine della seconda primaria le difficoltà persistono, la lettura rimane lenta, con errori, omissioni, in scrittura continuiamo a trovare tanti errori, l’apprendimento delle tabelline continua ad essere faticoso…: in questo caso la famiglia può rivolgersi agli specialisti per la valutazione clinico-diagnostica.
Tale valutazione permette di comprendere profondamente le difficoltà incontrate dal bambino: se si tratta di DSA sarà necessario progettare e pianificare tutte le azioni di potenziamento e supporto, strategie di studio, strumenti dispensativi e compensativi perché l’alunno possa raggiungere gli obiettivi di apprendimento in un clima di collaborazione e incoraggiamento; diversamente, se non sussistono elementi per la diagnosi, capire perché quel bambino incontra tanta difficoltà ed attivare, comunque, le strategie di aiuto necessarie.”
Compiti delle vacanze: sono obbligatori? Cosa si può fare per uno studente con Dsa quando sono troppi?
Dott.ssa Tatiana Abello: “Il momento dei compiti è un momento che apparentemente può sembrare semplice ma spesso cela una complessità non indifferente che può essere per molti studenti fonte di difficoltà e coinvolge anche la famiglia, andando ad innescare una serie di dinamiche emotive e relazionali di difficile gestione con significative ripercussioni sull’intero nucleo familiare.
Tra le possibili misure dispensative presenti nel Piano Didattico Personalizzato (PDP) troviamo la riduzione del carico di lavoro sia a scuola che nei compiti a casa valido non soltanto per il lavoro eseguito durante l’anno scolastico, ma anche durante il periodo estivo. E’ proprio attraverso tale misura dispensativa che diventa possibile fornire al bambino/ragazzo il tempo adeguato per lo svolgimento delle proprie attività di studio, andando a compensare quella che è la fatica in più e la lentezza di apprendimento, oltre che a dare anche la possibilità di sperimentare e imparare ad utilizzare gli strumenti compensativi. Di fondamentale importanza è quindi la collaborazione tra la scuola e la famiglia, non solo nel momento della stesura del PDP ma anche e soprattutto nella sua attuazione al fine di raggiungere l’obiettivo più importante: fare in modo che lo studente sia posto nelle condizioni ottimali affinché possa apprendere in maniera efficace tenendo contro delle sue peculiarità nel funzionamento cognitivo non solo durante l’anno scolastico, ma anche durante l’estate.”
Quali sono le misure dispensative e gli strumenti compensativi previsti dalla legge per i Dsa?
Dott.ssa Silvia Re: “Il documento MIUR del 2022 recita testualmente “La Legge n.170/2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”, riconosce la dislessia (disturbo della lettura legato a difficoltà nella decodifica del testo), la disgrafia (disturbo della grafia che si manifesta in una difficoltà motoria della scrittura), la disortografia (disturbo della scrittura, difficoltà nella competenza ortografica e fonografica) e la discalculia (disturbo nel comprendere e operare con i numeri) quali disturbi specifici dell’apprendimento e tutela il diritto allo studio dei ragazzi con tali tipologie di disturbo. In particolare, “gli studenti con diagnosi di DSA hanno diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari” garantendo così una didattica individualizzata e personalizzata. In parole semplici significa che tutti gli studenti devono essere messi nelle condizioni migliori per raggiungere il successo formativo e i bambini che presentano DSA, a partire dalle loro caratteristiche e peculiarità specifiche, devono poter utilizzare tutti quegli strumenti e accorgimenti didattici che permettano loro il migliore apprendimento possibile.
Concluso il processo di valutazione diagnostica, la famiglia comunica alla scuola i risultati e viene predisposto dagli insegnanti un Piano Didattico Personalizzato (PDP) con le indicazioni date dagli specialisti e tutti gli strumenti didattici necessari (strumenti dispensativi e compensativi) per arrivare al successo scolastico, con gli stessi obiettivi di apprendimento della classe. Il PDP terrà conto dell’evoluzione del ragazzo, i miglioramenti, le difficoltà, e verrà aggiornato e rivisto alla luce dei cambiamenti in itinere.
Nello specifico vengono definiti gli strumenti compensativi e dispensativi necessari. È importante sottolineare che non si tratta di furberie o scorciatoie per studenti pigri ma vere e proprie strategie didattiche fondamentali ed essenziali per garantire l’apprendimento in aree che, diversamente, sarebbero deficitarie.”
Le misure dispensative e gli strumenti compensativi vanno applicati anche durante gli esami di stato?
Dott.ssa Silvia Re: “Certamente. La normativa (DM 741/2017 art.14 comma6) recita testualmente “Per le alunne e gli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA) certificati ai sensi della legge 8 ottobre 2010, n. 170, lo svolgimento dell’esame di Stato è coerente con il piano didattico personalizzato predisposto dal consiglio di classe”.